Ritorno al futuro ep. 4 – In pausa: fatiche e distacco

Quante volte vorremmo mettere in pausa la nostra vita. Premere il tasto pause e stare lì, spettatori e non attori, ad aspettare un atto che ci piaccia di più, un futuro più roseo, una parte più consona a noi, più semplice o al contrario più sfidante, o semplicemente per suggellare momenti che non vorremo perdere neppure se mantenuti in forma di ricordo.

Nei precedenti articoli abbiamo visto come assumerci le responsabilità delle azioni commesse sia l’unica strada per poter liberarci dalle ancore del passato, senza dover premere il tasto rewind (Ritorno al futuro ep. 2) e come le scelte che facciamo nel presente influiscono sul futuro nostro e anche degli altri e ocme essere proattivi, senza bisogno delle anticipazioni ottenute con il tasto fast-forward (Ritorno al futuro ep. 3).

La pausa

Adesso manca un tasto da prendere in considerazione. Un tasto che vorremo usare più volte, ma non abbiamo il coraggio né sappiamo come fare.

Il tasto pause. Pausa.

Uno stop a tempo determinato (sulle tempistiche dipende un po’ dalle circostanze e dal nostro umore, un po’ come per le leggi ballerine sulla tematica contratti).

Una pausa per poterci ricaricare, ma anche per poter prendere le distanze, guardare con occhi diversi – da spettatore appunto – lo spettacolo della nostra vita, per comprenderlo meglio e poter rientrare in scena più convinti e pronti che mai.

“L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.” Gustave Flaubert

Il passato

A volte siamo troppo concentrati sul nostro passato. Trattenuti da ricordi piacevoli che non vogliamo lasciar andare (che poi non se ne andranno, ma diventeranno semplicemente parte di noi stessi, della nostra vita e della nostra personalità) e che magari ingigantiamo e idealizziamo forse proprio perché ricordi. Cerchiamo di provare ancora le stesse emozioni, di riviverle nella nostra mente. Il che non è sbagliato, basta che non sia un bisogno scaturito dalla mancanza nel presente di emozioni analoghe, che ci porti a rituffarci nel passato e premere il tasto Pause semplicemente per non affrontare il presente.

Tale atteggiamento può verificarsi anche con i ricordi
negativi. Spesso sono questi che ci ingabbiano nel nostro passato costellando i
nostri pensieri e emozioni di rancore, rabbia, delusione. Dobbiamo lasciare
andare tutto questo. Non dimenticare. Questo no. Ma non permettere al passato
di condizionare il nostro presente. È come se il ripetessimo all’infinito il
primo atto, senza passare ai successivi.

Il futuro

Al contrario a volte siamo troppo concentrati sul futuro, sulle aspettative, sui sogni per vivere appieno il nostro presente. Pensiamo al terzo atto e non diamo importanza al secondo, a quello in scena al momento. Potrò pensare di recitare magistralmente nell’atto seguente, ma se recito male in questo forse al prossimo il pubblico se ne sarà già andato…

“Mi piacerebbe stare all’angolo di una strada molto frequentata, con il cappello in mano, e pregare la gente di buttarmi tutte le ore che hanno sprecato.” Bernard Berenson

Dobbiamo quindi vivere il momento, carichi e più forti per
il nostro passato e motivati per il nostro futuro. Ma il futuro lo costruiamo
ora, in questo momento e il senso al passato lo diamo a seconda di come viviamo
il presente.

La responsabilità

Tornando al discorso sulla proattività (vedi Ritorno al futuro ep.3) dobbiamo essere proattivi e non reattivi agli eventi che incontriamo nel copione della nostra vita. Se lasciamo che le persone e le circostanze ci sormontino, ci affliggano, prendano la regia della nostra vita non otterremo mai gli obiettivi che ci siamo prefissati, i sogni che verso cui aneliamo.

Rimarranno sogni, niente di più, o rimarremo al contrario
ancorati al passato.

Scrive Covey (vedi Ritorno al futuro ep.3) “A ferirci non è quello
che ci succede, ma la nostra reazione a quanto ci succede. Certo, le cose
possono danneggiarci fisicamente o economicamente e possono provocare dolore,
ma il nostro carattere, la nostra identità non deve risultarne minimamente
ferita. Anzi, le esperienze più difficili diventano le situazioni dove si
tempra il nostro carattere e si sviluppa la nostra forza interiore, la libertà
necessaria per poter affrontare in futuro le circostanze più faticose e
inspirare con l’esempio anche altre persone”.

“Nessuno può farvi del male senza il vostro consenso” Eleanor Roosevelt

Scrive ancora Covey “Le persone proattive concentrano i
loro sforzi sulla sfera d’influenza: lavorano cioè su quei fattori che possono
essere in qualche modo trasformati dal loro fare. La natura della loro energia
è positiva: allarga, ingrandisce, accresce la loro sfera d’influenza. Gli
individui reattivi, invece, focalizzano i loro sforzi sulla sfera di
coinvolgimento. Si fissano sulla debolezza di altre persone, sui problemi
presentati dall’ambiente e su circostanze su cui non hanno controllo.”

Noi stessi siamo registi e attori della nostra vita. La nostra area di coinvolgimento deve trasformarsi in area di influenza (vedi Locus of control e sfere di influenza: cosa posso controllare o influenzare?).

Se abbiamo bisogno di un attimo di pausa, concediamocela. Ma
per ricaricarci, per studiare meglio l’atto successivo. Per avere più fiducia
in noi stessi.

Poi, titubanti e con mille paure e imperfezioni, saliamo di nuovo su quel palco e andiamo avanti con il copione, modificato, migliorato …

Il nostro copione. Dobbiamo mettere in scena la nostra vita, recitare il copione e improvvisare quando non ci ricordiamo le battute, quando gli altri attori ci cambiano la sceneggiatura e se vediamo che il pubblico non ci segue più e magari se ne va. Magistrale o no sarà comunque la nostra interpretazione. Unica e autentica.

“Che bell’idea fare l’attrice, ti prendi la storia che vuoi, i personaggi che vuoi, qualche volta fai finire la tua storia come vuoi. Ti fai amare, ti puoi far baciare e lasciare, puoi nascere e morire mille volte, ridere e piangere e poi torni a casa.” Monica Vitti


E tu?
Come vivi l’attesa le pause imposte o volute?

Le vivi con paura, fatica o le usi come scusa per non scegliere e non agire?

Sei proattiva/o, prendi l’iniziativa e ti assumi senso di responsabilità necessari per far sì che le cose accadano?

O sei piuttosto reattiva/o, ti limiti a reagire agli eventi, essendo completamente in balia di questi e delle azioni delle altre persone?

Ti invito a commentare qui sotto (o scrivermi in privato, se preferisci), il tutto senza pregiudizi di parte e tutelando e monitorando il rispetto fra tutti i partecipanti ai commenti.

Nel caso tu voglia intraprendere un percorso strutturato per arrivare a gestire il tempo in modo proattivo e trarre il meglio dalle pause, con il mio aiuto, contattami per richiedere l’incontro gratuito via telefono (o videochiamata). Ti aspetto!

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Crearsi - Eliana Santin

Che bell’articolo! Grazie! Anche per me le pause sono vitali e fondamentali…
E mitica la Vitti!

Eliana

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