Nelle relazioni sentimentali riusciamo a provare empatia con chi ci ha fatto del male? Con chi ci ha delusi, feriti, traditi… é forse questa la sfida maggiore...Quando siamo nel campo dell’amore, siamo più vulnerabili, perché in gioco completamente. E provare empatia quando siamo stati feriti non è senza dubbio facile…ma è benefico. Per noi.
Nei precedenti articoli (I limiti dell’empatia 1 e I limiti dell’empatia 2) ho voluto riflettere sul senso generale dell’empatia, su chi sia l’altro e su quanto sia difficile provare empatia per chi non ci piace, non segue i nostri valori, o addirittura si macchia di crimini feroci.
Empatia nelle relazioni sentimentali
Un capitolo a parte deve essere dedicato all’empatia verso persone che conosciamo bene, e che ci sconvolgono la vita in qualche modo. Empatia nelle relazioni sentimentali, in amore. E soprattutto quando l’amore è ferito, deluso.
Per poter partecipare all’esperienza dell’altro, sentire quello che l’altro sente (deriva infatti dal greco “sentire dentro”, empatéia) senza immedesimarsi (rimanendo cioè se stessi) dobbiamo come primo passo dobbiamo sentire le nostre di emozioni, saperle gestire, averne insomma il pieno controllo.
Con chi ci conosce e conosciamo per alcuni aspetti può essere anche più facile: abbiamo consapevolezza delle reazioni e dei pensieri nostri e dell’altra persona, ne abbiamo una più o meno lunga esperienza.
“Tutti discutono la mia arte e affermano di comprenderla, come se fosse necessario comprendere, quando invece basterebbe amare.”
Claude Monet
Sentirsi vulnerabile
Ma chissà perché quando la questione “scivola” sulla nostra vulnerabilità dei sentimenti e le nostre emozioni sono ingarbugliate, in pratica non ne abbiamo più il pieno controllo (e sfido chiunque a non essersi trovato in questa situazione) tutte le esperienze, teorie, lavoro su se stessi…tutto crolla e non solo non riusciamo ad essere empatici non solo con l’altra persona ma anche con noi stessi.
Non riusciamo a comprendere, a dare un nome, a rendere il tutto logico.
Il campo minato dell’amore
Sto parlando di quel campo tanto affascinante quanto scivoloso e contorto dell’amore, ovvio. Anche se ho evitato LA PAROLA per tutte queste righe.
Sentire non vuol necessariamente dire comprendere. Magari mi rimangono ignote le cause, il perché delle reazioni, ma mi lascio andare al sentire veramente l’altro. Troppo spesso diamo troppa importanza alla comprensione, per avere il controllo, non sentirci sfuggire il terreno sotto i piedi.
Dobbiamo lasciarci andare al SENTIRE, senza se e senza ma. L’amore è per definizione incomprensibile e indecifrabile.
Senza dubbio raggiungere un alto livello di empatia condivisa fra due persone legate da un rapporto di amore porterebbe, o comunque aiuterebbe, ad evitare o smussare incomprensioni, frustrazioni, rotture.
Mettere da parte le nostre emozioni, metterle in stand-by, per sentire quelle dell’altro, avrebbe da un lato un effetto calmante sul nostro stato emotivo e dall’altro aprire veramente senza pregiudizi all’altro.
Avrete notato che sto usando il condizionale…ebbene sì, io ancora ammetto di avere un lungo percorso su di me da fare. In pratica, sono una capra. Ma non demordo.
“Potrei anche dire che l’amore è come l’alcool.
Lo provi una volta, ti fa girare la testa, ne vuoi ancora e ancora.
Ti fa sentire male, tanto male che dirai di non voler provare mai più.
Ma poi, al prossimo bicchiere ci ricascherai. E non dirai di no”.
Charles Bukowski
Questa citazione mi è capitata fra le mani in un momento molto turbolento della mia vita proprio in questo campo. E mi ci sono ritrovata appieno, tanto da pensare che forse devo farmi ricoverare in una clinica di disintossicazione.
È vero, ci ricasco sempre, cerco di non fare però gli stessi errori ma non è detto che ci riesca. Conosco gli effetti che l’alcol/amore mi fa, e inevitabilmente sono sempre spiazzata…chissà perché sono sempre nuovi e diversi (o forse è la mia memoria che comincia a giocarmi brutti scherzi).
Ma tutte le volte mi ci butto a capo fitto, mi gira la testa (e la faccio girare, sicuro) e mi ubriaco. Ma sempre con una consapevolezza maggiore nel gestire le mie emozioni e sentire e accogliere quelle dell’altro. Se ci riesca o no, questo è un altro problema…
Come gestisci le emozioni verso chi ti ha fatto del male?
Riesci a provare empatia?
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