ragione o sentimento

Sì. È l’eterno conflitto. Dare credito e seguire la seria e prudente ragione o lasciarsi trasportare dalla passionalità e vitalità del sentimento? Nel primo caso non correremo rischi, forse. Sicuramente non sarà chissà quale spasso… Nel secondo invece saremo sicuramente travolti dall’ardore…ma forse forse rischieremmo di bruciarci. E quindi, ecco l’eterno conflitto. Ma cosa succederebbe se entrasse in gioco un terzo giocatore, l’istinto? Quella vera e propria “sensazione viscerale” dell’agire “di pancia “.

In “Ragione e sentimento” Jane Austen (che firmava i suoi romanzi con lo pseudonimo “A lady”, e questo è un altro elemento che ci fa capire perché Virginia Woolf l’avesse definita « la più perfetta artista tra le donne, la scrittrice i cui libri sono tutti immortali»), fa incarnare questa eterna dicotomia alle sorelle Elinor e Marianne Dashwood. E i diversi approcci si manifestano soprattutto nel modo di relazionarsi all’amore. eh… l’amore, il grande enigma (ed è su questo che concentrerò la mia analisi della dicotomia fra razionalità e sentimento, ma si può estendere a tutti i campi delle relazioni interpersonali).

La compostezza della ragione

Ad incarnare la razionalità Elinor (interpretata nell’omonimo film da una strepitosa Emma Thompson, premiata con l’Oscar per la sceneggiatura), descritta dall’autrice “Era più forte da sola; e il suo buon senso la sosteneva così bene, che la sua fermezza era incrollabile, il suo aspetto di allegria invariabile, come, con rimpianti così commoventi e così freschi, era possibile che lo fossero.” e i cui modi sono controllati e razionali (“i suoi sentimenti erano forti; ma sapeva come governarli”).

 

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Scegliere seguendo esclusivamente, o quasi, la ragione ci porta ad analizzare i pro e i contro delle diverse opzioni, a considerare anche le opinioni esterne (e soprattutto l’immagine che si vuole gli altri abbiano di noi).

Non solo. Possono subentrare in questo approccio anche i pensieri limitanti, o forme di auto-sabotaggio (come la sindrome dell’impostore, paure, pregiudizi o preconcetti.

E questo senza dubbio ci blocca. Nei desideri ma anche nell’esprimere al meglio la nostra personalità

“Ho paura che non sempre il fatto che una cosa sia piacevole basti a provarne l’opportunità.”

da Ragione e sentimento

La passionalità del cuore

Nel libro il sentimento è impersonato dalla spontanea e romantica Marianne (interpretata nel film da Kate Winslet, perfetta nel ruolo). L’autrice descrive così il personaggio “le qualità di Marianne erano, sotto molto rispetti, del tutto uguali a quelle di Elinor. Ella era acuta e intelligente, ma esagerata in tutto: i suoi dolori, le sue gioie, non conoscevano la moderazione. Era generosa, gentile e interessante: era tutto tranne che prudente.”

Scegliere in base esclusivamente al cuore è ovviamente un boomerang ed un fuoco di paglia. Sul momento ci sentiamo con la chiarezza dell’universo in mano, invincibili, per poi renderci conto che eravamo abbagliati dall’emotività del momento.

E sono proprio le emozioni, o meglio, il modo di capirle e gestirle, che ci può guidare nel non esserne succube ma “consapevole gestore”. Per fare questo dobbiamo aumentare il nostro livello di EQ, ossia di intelligenza emotiva. Sgombriamo il campo da preconcetti che ne siano dotati solo le donne e che “se non sono empatico non posso farci nulla”. 

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L’intelligenza emotiva non è solo l’empatia (che ne è elemento fondante, ma anche qui va capito bene cosa si intende), ma si basa sulla consapevolezza delle emozioni che provo, la loro gestione il che porta a capire meglio anche le emozioni di chi ho di fronte (con conseguente migliore gestione della situazione). 

“Se solo potessi conoscere il suo cuore, tutto sarebbe più facile.”

da Ragione e sentimento

Questo dialogo (tratto dal film) fra le sorelle rende chiara la dicotomia:

  • Marianne: Sempre rassegnazione e sopportazione. Sempre prudenza, e onore, e dovere…Elinor, dov’è il tuo cuore?
  • Elinor: Cosa ne sai del mio cuore? Cosa conosci tu, oltre la tua sofferenza? Per settimane ho vissuto con questo peso, qui dentro, senza potermi liberare, confidandomi con qualcuno. Mi è stato imposto proprio dalla persona che reclamando i suoi diritti ha distrutto le mie speranze. Ho sopportato la sua crescente esaltazione, ben sapendo che mi stava dividendo da Edward per sempre. Credimi Marianne, se non fossi stata costretta al silenzio, avresti conosciuto un cuore ancora più infranto del tuo.

Il conflitto ragione-sentimento sembrerebbe quindi insormontabile e una conciliazione impensabile…

Forse perché da soli testa e cuore non bastano…abbiamo bisogno di un altro ingrediente, un ingrediente “magico”…

pozione

L’istinto: agire di pancia

In inglese si usa il termine “gut feeling” per indicare la terza opzione. E’ veramente il sentire visceralmente (appunto “gut”, cioè veramente le “budella”): è quindi un “agire di pancia“, visceralmente, d‘istinto, senza dare ascolto alla ragione (a volte, diciamolo è proprio una guastafeste) né al cuore (che spesso oltre che cieco è anche sordo…). Le decisioni che si prendono di pancia non sono superficiali, come si può pensare. Tutt’altro. Sono profonde, spontanee, prive di preconcetti e pregiudizi e sono guidate dall’istinto che si manifesta attraverso il nostro corpo.

Per questo dobbiamo avere una comprensione chiara con i messaggi che ci lancia il corpo.

Ti è mai capitato di dover prendere una decisione, e seguire o quando indicava la testa o il cuore, ma di avere come un freno (a volte addirittura un malessere) a livello fisico? A livello, appunto viscerale.

Come fare a capire l’istinto?

Innanzi tutto, un chiarimento è d’obbligo. L’istinto non è infallibile, né lo sono la ragione e il cuore. È un modo di percepire quanto ci circonda, e poter prendere delle decisioni, come lo sono la ragione e il sentimento. Non si tratta quindi di scegliere fra le varie opzioni. Ma saperle capire e quindi gestire in modo il più chiaro possibile, senza lasciarsi prendere da impulsività né paure o dictat mentali.

L’intuito senza la ragione e il sentimento non porta a niente: non va represso, ma “decodificato”: è l’ingrediente segreto che amalgama la testa con il cuore.

Ci sono persone più portate a seguire la ragione (come Elinor) e altre i sentimenti (come Marianne).

Sta ad ognuno creare la sua ricetta perfetta, con la giusta dose degli ingredienti, adattabile a seconda della situazione.

Una sorta di pozione magica: prendere i pensieri della ragione (mettendo da parte i pensieri limitanti), aggiungere i sentimenti del cuore (togliendoci il prosciutto dagli occhi) e mescolare il tutto con l’istinto.

Quando sono allineati si evitano i rischi di conflitti interiori, quella dissonanza cognitiva che può portare a disagio ma anche a bloccare nelle decisioni.

Seguire quindi queste sensazioni viscerali con presa di coscienza e sentimento. In modo naturale. Senza limiti autoimposti, né avventatezze inconcludenti.

Alcuni elementi da tenere in considerazione per sentire il proprio intuito e seguirlo nella scelta fra le varie possibilità presenti:

  • cercare di eliminare le interferenze esterne: distrazioni ma anche aspettative, proprie o degli altri, pensieri limitanti (vedi sopra);
  • ci sono delle coincidenze particolari, magari con episodi analoghi del passato, o coincidenze che smuovono sentimenti viscerali (a volte anche strane, ma se facciamo attenzione, senza scivolare nel determinismo, si colgono dei segnali interessanti): magari sincronicità con la persona o situazioni, analogie, anche sogni…il tutto senza farsi travolgere, ma coinvolgere);
  • capire il perché del disagio “viscerale”: se ad esempio sono indecisa se rimanere in una relazione o meno (“should I stay or should I go…“), o apportare dei cambiamenti, in modo sincero considerare se i miei bisogni e desideri siano soddisfatti o se la bilancia sia sempre spostata sull’ego-referenzialità dell’altro;
  • riconsiderare i miei obiettivi di vita: sono ancora sulla giusta strada, o li ho resettati non per altri obiettivi altrettanto appaganti ma in virtù esclusivamente degli obiettivi dell’altro/a? (amare non è annientarsi ma sostenersi a vicenda…quante volte lo dimentichiamo);
  • valutare se i valori guida sono soddisfatti nella situazione, o accantonati: guardarmi allo specchio e vedere se quello che vedo mi piace, chiedermi se con questa persona mi sento una persona migliore o no;
  • porsi la domanda “adesso sono felice?”: e non bleffare sulla risposta…

Per agire di pancia c’è bisogno senza dubbio di una elevata consapevolezza di sé, e di avere chiaro dove si vuole arrivare, gli obiettivi e come raggiungerli.

Ognuno poi sceglierà la strada più congeniale per questa crescita personale a seconda delle inclinazioni o desideri: il coaching è una di queste.

L’importante è non rimanere fossilizzato sulle opzioni, ma scegliere e agire di conseguenza (in  troverai una forte motivazione a non rimandare, ma agire “di pancia” senza aspettare il momento perfetto).

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“Non è quello che diciamo o pensiamo che ci definisce, ma quello che facciamo.”

Jane Austen

E tu?

Quanto segui l’istinto?

Riesci ad agire di pancia, o ti affidi solo alla ragione o al sentimento?

Commenta qui sotto, se ti va, sarà interessante avere diverse opinioni.

Come coach aiuto i mei coachee a capire e seguire il loro istinto, in un giusto mix con la ragione e il sentimento.

Contattami per la sessione gratuita: capirai se il coaching è quello di cui hai bisogno, e vuoi.

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L’eterno conflitto tra ragione e sentimento: chi la spunterà?