Premere il tasto fast-forward per evitare situazioni che ci logorano, momenti spiacevoli… o al contrario per l’impazienza di accelerare il cambiamento, di andare direttamente al momento che tanto aspettiamo saltando tutta la fase di attesa (come i bambini quando rompono selvaggiamente il pacco regalo per scoprire cosa contiene).
Nel precedente articolo (Ritorno al futuro ep.2) abbiamo visto l’importanza di assumersi le proprie responsabilità rispetto ad azioni passate- scelta scomoda, brutta e mal digeribile, ma necessaria-, trovare il coraggio nell’intraprende un percorso di cambiamento e liberarsi in modo definitivo del passato – quello che ci opprime – facendo piazza pulita delle emozioni negative che lo accompagnano.
In questo articolo:
Il futuro
Adesso andiamo a vedere come e se premere il tasto fast-farward e come le nostre scelte determinano il nostro futuro.
Per Dickens – in “Canto di Natale” del 1843 – il viaggio nel passato e soprattutto nel futuro serve al protagonista per ravvedersi e cambiare il suo atteggiamento e comportamenti, intraprendendo una via di miglioramento, mutando il presente e sconvolgendo il futuro preannunciato.
Nel coaching ci si focalizza infatti sul futuro, su come agire da qui in avanti e non su quello che è ed è stato. Una macchina del tempo potrebbe essere magari utile ma abbiamo vari atteggiamenti che possiamo mettere in pratica anche senza ricorrere all’estro tecnologico di Doc e al sua DeLorean DMC-12 o ai fantasmi di Dickens.
“La via che gli uomini seguono presagisce una fine sicura se essi vi perseverano, ma, modificando quella via, anche la fine deve cambiare.”
Charles Dickens (Canto di Natale)
La proattività
Ci si basa sull’approccio proattivo, che va ben oltre dall’approccio reattivo.
Stephen Covey 1 definisce la proattività come “l’iniziativa e il senso di responsabilità necessari per far sì che le cose accadano”: è quindi l’elemento fondamentale per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo, in quanto è un modo di gestire ciò che ci accade o ciò che vogliamo che accada.
Va oltre il semplice prendere l’iniziativa, indica la responsabilità (letteralmente: “abilità di risposta”) che noi ci dobbiamo assumere. Possiamo scegliere come rispondere agli eventi se in modo responsabile e il nostro comportamento deriva dalle nostre decisioni, o se reagiamo agli eventi permettendo che siano questi a controllarci. Covey dice “Le persone davvero proattive accettano questa responsabilità. Non biasimano per il proprio comportamento circostanze, situazioni o condizionamenti. Il comportamento è figlio della loro scelta consapevole, basata su valori, e non un prodotto casuale di situazioni, frutto di sensazioni.”
Covey continua dicendo che “Le persone reattive sono influenzate anche dal loro ambiente sociale, dal “tempo sociale”. Quando gli altri le trattano bene, si sentono bene; quando succede il contrario, assumono un atteggiamento difensivo e autoprotettivo. Le persone reattive costruiscono la loro vita emotiva intorno al comportamento degli altri, permettendo alle debolezze degli altri di controllare la propria vita. […]
Il linguaggio dei soggetti reattivi assolve da ogni responsabilità. “Io sono così. Sono fatto così e basta”. Io sono predeterminato. Non posso farci niente. […]
Ma come possiamo essere o diventare proattivi?
Dobbiamo innanzi tutto essere realistici, concentrarci su ciò che possiamo controllare, sulla soluzione e non sul problema e circondarci di persone motivate. Ma soprattutto dobbiamo assumerci le responsabilità delle nostre azioni e scelte, valutando il loro impatto sia su di noi che sugli altri, in quanto influenziamo in modo più o meno diretto, più o meno consapevole anche le vite altrui (l’effetto farfalla). “
Sempre Covey “La nostra natura fondamentale è quella di agire, non di subire. Oltre a permetterci di scegliere la nostra risposta a circostanze particolari, questo ci consente di creare le circostanze.”Il futuro è quindi nelle nostre mani, siamo noi al timone della nostra vita. È vero possono verificarsi mutamenti metereologici, il vento ci si può mettere contro, ma se abbiamo una rotta chiara, un buon equipaggio che ci aiuta e supporta e un’ottima attrezzatura possiamo cavarcela, e magari usare il vento contrario a nostro favore ricordandoci che totalmente contro controvento non si può procedere ed è bene cambiare l’andatura della barca, e uscire dall’ “angolo morto”, in cui non si può procedere.
Ma quello che dobbiamo avere in ottima forma e resistente è la barca, noi stessi. Dobbiamo mantenere in buona salute particolarmente la parte che sta sott’acqua, la carena (detta non a caso in ambito nautico “opera viva”) dobbiamo prendercene cura, volerle bene e non trascurala e non solo addobbare e rendere bella l’opera morta (parte dello scafo che non è immersa, al di sopra della linea di galleggiamento), per attrarre persone e per piacere agli altri, più che a noi stessi.
Ricordiamoci che i veri marinai non valutano quello che emerge, ma quello che è immerso.
Nel prossimo articolo parleremo della tentazione di premere il tasto Pause per mettere in stand-by la nostra vita, soprattutto in momenti di difficoltà e aspettando scenari migliori.
To be continued …
“Tra vent’anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.”
Mark Twain
Come vivi l’attesa per il futuro?
Sei proattiv*, prendi l’iniziativa e ti assumi senso di responsabilità necessari per far sì che le cose accadano?
Come coach aiuto i miei coachees a gestire in modo consapevole e proattivo il loro tempo,
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