dire no

Dire di “No”. Molte volte vorremmo pronunciare questa parolina magica a richieste che vanno oltre le nostre possibilità o volontà, a inviti che non vorremmo mai accettare, a proposte che non ci convincono del tutto. Ma, invece, diciamo “Sì”. Sì che non sono sinceri né convinti. Facendo così ci infiliamo in un vortice di impegni e responsabilità che ci distolgono dai nostri obiettivi e valori. Impariamo quindi a dire di “No”, quando è necessario.

 

Avete presente il film Pretty woman? (chi non ce l’ha presente, romantici e non). C’è una scena del film dove la protagonista, Vivian (una strepitosa Julia Roberts) in un abito di seta marrone a pois bianchi (rimasto iconico) alla partita di polo dice un “No” che cambia gli eventi. Non credo di spoilerare (trattandosi di un film di 30 anni fa e forse di quelli trasmessi in TV con più repliche) se racconto la scena: l’avvocato di Edward (un Richard Gere già allora brizzolato) la tratta senza il minimo rispetto facendo delle avances in modo arrogante (sentendosi libero di tutto visto lo status sociale soprattutto lavorativo della ragazza). Questo atteggiamento le fa rifiutate il “contratto” di lavoro in corso con Edward in quanto si è sentita offesa, sminuita, non rispettata. E da questo punto la storia cambia.

Ok, direte. Questa è Hollywood. La realtà sarebbe stata diversa.

Forse non ci sarebbe il lieto fine con il miliardario redento dal lavoro poco etico. Quasi sicuramente…

Ma anche nella realtà un Sì che vada contro i nostri principi, i nostri valori, la nostra dignità dove ci porterebbe?

Sicuramente rifiutando, Vivian era consapevole di dire No ad un bel gruzzoletto di soldi che l’avrebbe tolta da una vita di frustrazione (nonché alla storia di amore con Edward/Richard Gere!!). Ma ha detto No! per rimanere in linea con i propri valori e salvaguardare la sua propria dignità. 

Gli uomini veri impazziscono per le donne che sanno dire di no. Gli stupidi si accontentano di quelle facili.”

Marilyn Monroe

Perché non diciamo No

Spesso quando vorremmo dire di No optiamo per un Sì. Ma è un Sì non voluto né tantomeno sincero.

E allora perché lo facciamo?

I motivi possono essere vari e dipendere dal contesto, dalla nostra personalità o educazione:

– Dire No ad una richiesta o invito è sbagliato e apparirei quindi egoista e maleducata;

– Non sono assolutamente abituata a dire di No, né ho abbastanza sicurezza nel negarmi;

– Non voglio ferire chi mi ha fatto la richiesta o invito. Chiediamoci allora se un Sì non sincero non ferisca in realtà di più;

– Voglio evitare conflitti, magari con persone difficili e poco inclini al compromesso e penso che essere sempre accondiscendenti sia l’unica soluzione. E quindi mi immolo ad un Sì per niente convinto ma che considero inevitabile (un po’ come essere quello/a dei due che chiede sempre scusa, vedi Chiedere scusa. Perché in alcune situazioni è bene NON farlo);

– Perché temo di perdere un’opportunità;

– Per il mio bisogno di ricevere approvazioni e gratitudine;

– Per evitare il senso di colpa.

Quando e perché dire di No

Il mio No senza dubbio causerà un dispiacere o scontento in chi aveva fatto la richiesta o invito. D’altronde quello che chiedevano era il mio aiuto, la mia presenza o comunque la mia partecipazione.

Ma il disappunto dell’altro non può e non deve confondere né prevaricare la mia impossibilità o non desiderio di soddisfare le richieste altrui.

Per questo è importante fissare dei paletti che delimitino il campo di comportamento degli altri nei miei confronti.

Per capire quali sono questi paletti devo avere ben chiaro:

✔️Quali sono i valori fondamentali che mi guidano e mi motivano e sui quali non posso né devo transigere (come quando chiedo scusa per una decisione presa in linea con i miei valori, vedi Chiedere scusa. Perché in alcune situazioni è bene NON farlo)

✔️Avere un’idea chiara della mia vision obiettivi, cioè dove voglio dirigere la mia vita

✔️ Considerare i miei bisogni e non sacrificarli sempre in nome di un Sì.

✔️ Valutare le risorse che ho a disposizione (tempo, denaro, energia…): se la richiesta va oltre, non solo non posso aiutare ma se lo faccio il mio aiuto non si rivelerà efficace per nessuno.

Questi paletti pongono le mie priorità, una sorta di linee guida che delimitano il campo di azione. Mi renderò conto che accettando richieste che vanno contro queste linee guida vado contro a chi sono, a cosa voglio e di cui ho bisogno. In breve, chi sono.

“Lo stile è avere coraggio delle proprie scelte, e anche il coraggio di dire di no. È gusto e cultura.”

Giorgio Armani

linguaggio

Come dire “No”.

Adesso so quando e perché dire di No. Ma non è quindi facile dire di No e per questo è bene seguire dei suggerimenti su come farlo al meglio:

➡️Se non sono convinta o non ho ancora la giusta consapevolezza per rifiutare, devo prendere tempo (“Fammi pensare”, “Adesso non posso saperlo con esattezza”…). Questo mi aiuta anche ad alleggerire la pressione della richiesta e mi dà la possibilità di valutare con più calma.

➡️Posso proporre una diversa soluzione, che sia in linea con i miei bisogni e obiettivi (vedi paragrafo sopra) e soddisfi al tempo stesso le esigenze della richiesta. Non mi sottraggo semplicemente, ma offro il mio aiuto in maniera diversa, con una controfferta. Posso quindi proporre un modo diverso, una persona più adatta alla questione, un momento di attuazione diverso…

➡️Fare riferimento a regole esterne che non posso modificare all’evenienza. Ad esempio, se un collaboratore mi chiede uno “sgarro” a queste regole posso fare riferimento alla regola generale a cui tutti sottostiamo. Tra queste regole rientrano anche i miei valori. Posso, in modo sincero, farlo presente e far capire così la mia impossibilità, dovuta a qualcosa di più profondo e non a mancanza di volontà.

➡️Accompagno il mio No con una spiegazione del perché. In modo sincero e chiaro. Ma una spiegazione non deve essere in alcun modo una giustificazione: in questo caso apparirei in colpa. E questo renderebbe vana l’efficacia del mio No, e soprattutto l’esserne consapevole e convinta.

➡️ È importante che ad un No segua la coerenza. Devo metter in conto che il “richiedente” non si arrenda così facilmente e che insista nella richiesta. Se dopo poco io cedo, vanifico sicuramente il No (con tutto quello che concerne) ma anche la mia credibilità (e la prossima volta sarà molto più difficile dire e far accettare un mio No).  

➡️ In ogni caso è bene usare un linguaggio chiaro ma deciso. Ed essere coerente con quanto dico anche con il mio linguaggio del corpo. La mia postura, il mio tono di voce, i miei gesti…parlano per me…a volte in modo più incisivo delle mie stesse parole.

Se, nonostante le mie spiegazioni, il “richiedente” continua ad insistere o magari si arrabbia, vuol dire che non ha a cuore il mio benessere. Né mi rispetta.

Sebbene sia quindi portata a voler sempre aiutare gli altri, anche sacrificandomi, devo ricordarmi i paletti che delimitano il mio campo di azione (valori, vision, bisogni e risorse) e non staccarmi da questi.

Mi guideranno ad aiutare quando veramente il mio aiuto può essere efficace e soprattutto non svantaggioso per me.

“Tu devi decidere quali siano le tue maggiori priorità ed avere il coraggio – piacevolmente, sorridendo, senza scusarti – di dire ‘no‘ alle altre cose. Ed il modo in cui puoi farlo è nell’avere un grande ‘si’ che ti brucia dentro.”

Stephen Covey

E tu?

Riesci a dire di no?

Senti il bisogno di mettere dei paletti ma non ci riesci?

Commenta qui sotto, se ti va. I tuoi commenti arricchiranno l’approfondimento.

Come coach aiuto i miei coachees a porre dei paletti per migliorare le relazioni.

Se anche tu non sai dire ma di no e non mettere dei paletti, Contattami per la sessione gratuita: capirai se il coaching è quello di cui hai bisogno, e vuoi.

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Dire “No” senza sentirsi in colpa (e senza ferire nessuno): istruzioni per l’uso