Il tempo e la nostra vita sono cambiati improvvisamente a causa di un “nemico” subdolo, nascosto ma potente. Da un giorno all’altro i nostri ritmi, spesso frenetici, si sono arrestati, come se qualcuno avesse messo in pausa il video del nostro tran-tran. Come possiamo affrontare questa quarantena e l’interruzione imposta? In un unico modo: vivendola come tale, una pausa.
In questo articolo:
Una pandemia.
Tutto ci si poteva aspettare per questo nuovo anno, bisestile e con una numerazione insolita, doppia e affascinante: numerazione che ha fatto purtroppo affiorare parallelismi con le passate pestilenze ed epidemie dei secoli scorsi (a quanto pare tutte intorno agli anni venti, chissà perché).
Tutto potevamo aspettarci, ma sicuramente non questo. Un virus, sconosciuto e per questo ancora più insidioso, che ha messo in ginocchio e “agli arresti domiciliari” tutto il mondo senza distinzione, chi prima e chi dopo, chi con misure più blande chi con restrizioni più forti. Ma tutti abbiamo ricevuto la stessa sentenza senza possibilità di appello.
Ci siamo trovati rinchiusi a guardare la vita apparentemente congelata attraverso un orologio che scandisce implacabile ogni lungo minuto della nostra giornata [come si guarda Parigi dal vetro dell’orologio del Museo D’Orsay, in foto].
Ci siamo ritrovati spettatori, non più protagonisti. Ma non dobbiamo avvilirci e rimanere spettatori passivi della vita che scorre al di là dell’orologio. Rivogliamo il nostro ruolo, adesso è solo una comparsa, lavoriamo su di noi per far sì che torni da protagonista.
“Tutte le canzoni mi incoraggiano a non accettare un ruolo da protagonista “in una gabbia”, le nostre vite chiuse e piene di futilità, ma di continuare a chiedere a me stesso di persistere nel fare provini anche solo per un ruolo marginale, ma che sia “parte della guerra”, che è la vita, perché è lì che voglio essere.”
Roger Waters
Onnipotenza mancata.
Il virus ha continuato la sua corsa, imperterrito e spesso strafottente verso i nostri sforzi. E ha ancor di più rafforzato il suo potere. Il virus ci ha messo di fronte alle nostre fragilità. Ci ha messo di fronte alla nostra non-onnipotenza.
Eravamo impreparati, eravamo ignari di essere così fragili. Abbiamo capito che da soli, né come individui né come Stati, ce la possiamo fare. È vero che ancora qualcuno è molto reticente ed egoista a tale proposito (ahimè nella amata Europa basata, fra l’altro, sull’obiettivo e sul valore della solidarietà 1…).
Come abbiamo affrontato questo schiaffo, questo sconvolgimento con la paura conseguente alle perdite di certezze? Come lo stiamo tuttora affrontando visto che non ne siamo fuori, tutto questo?
E soprattutto, cosa ci rimarrà nel “dopo” di questa esperienza?
Ci siamo trovati di fronte ad uno specchio e abbiamo dovuto accettare la dura realtà e prendere la consapevolezza di non poter fare tutto. Ma di poter fare molto. Nel nostro piccolo, guardando agli altri.
La nuova quotidianità.
Da un giorno all’altro tutta la vita, il lavoro, le corse, le preoccupazioni e le gioie sono state sospese, congelate, se non resettate, per fare posto ad un altro tipo di quotidianità. Imposta, non scelta. Per alcuni più semplice, per altri decisamente difficile. Ed ecco che le nostre preoccupazioni e attività si sono concentrate (per chi non ha continuato a lavorare nei settori essenziali e della salute, con ritmi, quelli sì, spesso massacranti) su cose che prima non consideravamo per niente o quasi. E senza dubbio non gli attribuivamo tanta attenzione. Ecco che il fare la spesa si è trasformato nell’evento clou settimanale, spesso unica chance di uscita di casa. Ci siamo messi a fare il pane, abbiamo messo sottosopra ogni angolo della casa e tra aspirapolvere e sacchi dell’immondizia abbiamo alleggerito non poco le nostre abitazioni da polvere sedimentata e oggetti insignificanti anche per il più terribile nostalgico.
È sempre difficile adattarsi ai cambiamenti imposti, ma a mio avviso è stata data una prova di grande umanità e responsabilità (a parte le solite polemiche individualiste). E chi ha dato la prova maggiore sono stati proprio quelli più vulnerabili. I bambini. Vuoi per la gioia di non andare a scuola (ma i compiti e le lezioni online ci sono comunque) vuoi perché sono forse meno refrattari a cambiare di punto in bianco i loro ritmi. E a vedere con occhi diversi al futuro (#adràtuttobene).
Nelle prime settimane abbiamo quindi affrontato di petto la situazione, armati di aspirapolvere e forno sempre acceso.
Ma adesso le settimane stanno diventando mesi ed ecco che la stanchezza, la noia e soprattutto l’ansia e le preoccupazioni escono fuori con più determinazione.
Il presente
Contrariamente a molti colleghi non ho sentito l’urgenza di spingere i miei clienti ad approfittare della ”pausa” per aumentare le loro competenze, fare corsi online, imparare una nuova lingua, pianificare il nuovo futuro… insomma…. Non “sprecare” il tempo.
La mia non è stata né pigrizia né mancanza di argomenti. No. Non ho volutamente tempestare clienti, amici, conoscenti con attività, link di corsi online, liste di cose da fare e competenze da migliorare. Ma, concedetemelo, non li ho neppure invogliati a diventare un tutt’uno con il divano in una quarantena fatta di apatia intervallata da visite troppo frequenti al frigorifero.
Ho semplicemente suggerito di prendersi una pausa, da tutto. E di vivere il presente. Ogni attimo. Impariamo da questa situazione a rivalutare proprio il presente. Troppo spesso bistrattato tra la malinconia o dolori che ci incatenano al passato o l’impazienza di proiettarci nel futuro.
“Il per sempre è composto da molti adesso.”
Emily Dickinson
Anche io, un po’ stralunata, ho avuto bisogno di capire. E nonostante non sia mai stata con le mani in mano, mi sono concentrata su di me e sulla situazione. Andavo, e vado tuttora, al supermercato e osservo le persone in coda, i loro atteggiamenti, poche insofferenze, molta pazienza, comprensibile distacco dagli altri (molto spesso fortunatamente compensato da occhi sorridenti che sbucavano dalla mascherina). Cerco di capire dove eravamo, dove siamo e dove ci porterà tutto questo. Ascolto le mie emozioni e sensazioni, e cerco di capire quelle degli altri.
Questa pausa se può avere un aspetto positivo è proprio per me il fatto di averci obbligato a rallentare.
Viviamo ogni giorno, ogni minuto scandito da quel meraviglioso orologio in foto, mettendoci piccoli obiettivi giornalieri, per noi e per chi ci è vicino (soprattutto se abbiamo figli piccoli). Ridefiniamo la nostra quotidianità, scriviamo giornalmente il nostro copione.
L’essenziale
Approfittiamo di questo sconvolgimento per connetterci meglio a noi stessi, alla nostra autenticità a cosa vogliamo e come vogliamo essere.
Siamo abituati in questi giorni a basarci sull’essenziale, a rispolverare oggetti, vestiti, passioni dimenticati in soffitta.
Questo è proprio il momento per ripulire da tutto quel superfluo, di oggetti, desideri…e anche perché no di relazioni che adesso vediamo con ottica diversa, forse più vera.
Un anno fa per le pulizie di primavera suggerivo di fare il decluttering proprio di quanto non ci rendeva più felici. E consigliavo proprio di “eliminare dall’armadio” anche relazioni che non ci fanno stare bene, eventualmente “riciclarle”, “regalarle” o… buttarle nell’indifferenziato!!!
Non era lo sfogo per una storia finita male, tranquilli. Era una consapevole considerazione e suggerimento. E adesso tale suggerimento può essere ancora di più appropriato. Fare un repulisti della propria vita come molti lo hanno fatto di cassetti, cantine e soffitte in questo periodo.
Le risorse
Passiamo in rassegna anche le nostre competenze. Sfruttiamo le risorse che già abbiamo e diamo una bella rinfrescata.
Rivalutiamo chi siamo e cosa sappiamo fare. E soprattutto quello che abbiamo. Senza il bisogno di aggiungere, senza sentirsi sempre incompleti. Le difficoltà ci fanno riscoprire risorse che non sapevamo di avere, o che avevamo messo in un cassetto in quanto non adatte alla frenesia di tutti i giorni.
Non si può fare il pane senza la farina, il tanto ricercato lievito di birra, non è sempre necessario. Dipende dal tipo di pane che vogliamo ottenere e dalla pazienza (vedi il lievito madre).
Apprezziamo di più quello che abbiamo, viviamo il presente. Organizziamoci sì per il futuro, ma non facciamoci prendere né dall’ansia né dalla frenesia. Non sappiamo come sarà. Non lo sappiamo mai ma in questa situazione ancor meno.
Non seguiamo corsi su corsi online per rimanere poi ancora più confusi e con la sensazione di non sapere mai abbastanza. Tiriamo fuori quello che sappiamo fare, miglioriamolo, non dico di no, anzi. E allora corsi e letture saranno proficui. Perché scaturiscono da una esigenza reale e si basano su un supporto che già c’è.
Una pausa
Come sta respirando di più il nostro pianeta per questo arresto globale (traffico di tutti i tipi quasi azzerato, aria pulita, silenzio) concediamo di respirare anche a noi stessi.
Approfittiamo per ridefinire le nostre priorità, resettare o dare la giusta importanza ai problemi.
E approfittiamo soprattutto per ridefinire quello che vogliamo, quale è il nostro scopo, la nostra mission.
La mission è quel filo sottile, spesso invisibile ai nostri occhi che ci guida nel percorso. Anche se non ne siamo consapevoli la mission, guardando a ritroso, la troviamo come elemento guida di tutti i nostri passi, sbagliati o giusti, che abbiamo fatto, come una bussola.
“Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro ancora si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia.”
Luis Sepúlveda
Con queste parole di un grande autore, che purtroppo questo virus ha portato via proprio in questi giorni il mio augurio a tutti di superare questo periodo difficile in salute e con la voglia e determinazione di intraprendere un nuovo, pur quanto difficile, avventuroso viaggio.
Come affronti questa pausa imposta?
Hai definito le tue priorità?
Come coach aiuto i miei coachees ad affrontare situazioni difficili.
Se anche tu non sai come affrontare questo periodo di pausa imposta, Contattami per la sessione gratuita: capirai se il coaching è quello di cui hai bisogno, e vuoi
Bellissimo articolo!
Grazie mille, detto da una persona come te è un enorme complimento!