Quando le avversità dipendono da ostacoli esterni, fuori dal mio controllo, come posso comportarmi? E’ possibile trasformare l’ostacolo – l’avversario – in qualcosa di costruttivo per il mio percorso e la mia crescita?

Nel precedente articolo mi sono soffermata sulle avversità che dipendono per lo più da quelle che posso considerare debolezze personali, il tallone d’Achille.

L’accettazione è senza dubbio il primo passo, per poi cercare di trasformare il punto debole, magari facendone un punto di forza, di unicità.

E questo è possibile lavorando su se stessi, sui propri punti di forza e debolezza.

E’ fuori dal mio controllo?

Ma cosa succede se gli ostacoli non derivano da me, ma bensì dall’esterno: da situazioni o anche persone? Avversità, quindi o “avversari”?

Come posso gestirli, visti che non dipendono direttamente da me?

Innanzi tutto è bene capire quanto possano dipendere da me, che responsabilità posso averne.

Non è un fatto di auto-colpevolizzarsi sempre: tutt’altro. E’ l’espediente per poter gestire anche situazioni che non dipendono direttamente da me.

Vediamo come.

Qui mi riferisco allo strumento delle sfere dell’influenza e devo procedere per vari passaggi.

Innanzi tutto capire bene la natura dell’ostacolo e chiedermi:

  • posso in qualche modo controllarlo?
  • se non posso controllarlo, posso in qualche modo influenzarne i risultati con azioni o comportamenti?
  • è sotto il mio diretto controllo?

Se è sotto il mio controllo, poco da dire… devo passare all’azione.

Mi renderò conto che per problemi e ostacoli fuori dalla mia sfera di influenza e controllo, cosa potrò controllare saranno spesso solo le mie reazioni al problema. E non affatto poco! Anzi!

A seconda delle mie reazioni posso modificare i risultati, non in modo universale, ma l’effetto che quei risultati possono avere per me. E così facendo modifico l’ostacolo stesso.

[Per vedere più nel dettaglio le sfere di influenza, se ti interessano, leggi Locus of control e sfere di influenza: cosa posso controllare o influenzare?. Ti insegno anche uno strumento utilissimo per affrontare situazioni che sembrano insormontabili: esercizio che consiglio ai miei clienti di fare quotidianamente].

 

La donna è spesso il punto debole del marito.” *

James Joyce

* concedetemi l’ironia

Il potere della costanza e della pazienza

Ho già parlato nell’articolo precedente di come un mio tallone d’Achille (ne ho vari, lo ammetto) fosse l’impazienza e di come ci ho lavorato (e ci lavoro) per raggiungere un grado di pazienza accettabile (anche se non sarò mai un maestro Zen!).

Come primo passo ho cercato di capire a cosa fosse dovuta: se da una parte, questa ormai passata, era dovuta alla paura di trovarmi in situazioni spiacevoli (e quindi, un pò come levarsi il dente subito per paura che si cari), il mio problema di impazienza è sempre stato legato alla noia e alla mia paura di annoiarmi. Eh sì. Ognuno ha il suo tallone d’Achille…

Mi sono quindi focalizzata no più sull’impazienza di per sé, ma sulla noia, ed ho imparato a gestirla trasformando una ripetizione delle attività nel migliorami passo dopo passo.

Proprio come gli allenamenti sportivi. Sempre gli stessi, più o meno, quello che cambia è il grado di difficoltà, ma è proprio la costanza e la pazienza che fa raggiungere gli obiettivi. Il tirare al sacco (per un’amante del pugilato come me, anche se adesso sono un pò in pausa…forzata!!!) non è mai uguale. Ogni colpo è diverso. Non lo tiro a caso. Sono concentrata sul singolo colpo, consapevole degli errori che posso aver commesso nei colpi precedenti (e le urla del mio maestro) ma non mi faccio bloccare da questi, né mi focalizzo nell’essere sul ring contro l’avversario.

Sono lì, con il sacco e i miei guantoni. E tutta la mia determinazione nel farcela.

[Ti consiglio a questo riguardo di leggere Pugilato e Intelligenza Emotiva ep.1- Non stare addosso all’avversario e Pugilato e intelligenza emotiva ep.2 – Ad ognuno il suo stile: si che ti appassioni il pugilato o meno, queste sono similitudini fra il nostro modo di porci verso gli ostacoli – e gli avversari – e il pugilato].

guantoni usati

Vivere il momento presente

Vedere il traguardo, esserci proiettati, percorrendolo passo per passo per vivere il momento e non essere solo focalizzati sul risultato.

Uno sguardo fisso alla meta, ma misurando le forze in ogni passaggio, valutando le opzioni e soprattutto guardandosi incontro. Proprio come uno centometrista – o qualsiasi altro sportivo – che deve utilizzare tutto il potenziale a disposizione: le sue forze, i fattori esterni a favore ma anche gli errori degli avversi.

Porre l’attenzione a quello che si sta facendo momento per momento aiuta a lasciare andare il passato. A lasciare andare gli errori, i fallimenti, i rifiuti, gli abbandoni. Smettere di lasciare che il passato -quello che è stato, con tutto il suo carico emotivo – condizioni il presente, e quindi il futuro. Smettere di mettere in luce, con un faro spot costantemente acceso, quello che non va e focalizzarsi su quello che va.

Non vivere proiettati nel futuro – il traguardo, appunto – perché si perderebbe la concretezza della situazione, delle possibilità e non si potrebbe affrontare le avversità con prontezza e obiettività. Il granello non si trasformerebbe in perla, ma porterebbe solo un danno all’ostrica. Avere ben chiaro l’obiettivo ed essere flessibile su come arrivarci.

Focalizzarsi sul presente, impegnarsi al massimo nelle singole situazioni e soprattutto cercare di apprezzare e godere ogni situazione, con gli aspetti positivi e negativi.

“Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.”

Lucio Anneo Seneca

Per poter affrontare gli ostacoli devo quindi poterli valutare. Quanto siano grandi e insormontabili. E cosa possa fare per uscire dalla situazione di stallo. Non relegare il tutto agli altri e alle circostanze (non ho i soldi per intraprendere un percorso di crescita, non mi capiscono, non mi apprezzano…). Ma assumermi le responsabilità per quanto è in mio controllo o sotto la mia influenza (ed è più di quanto creda, come abbiamo visto).

Con costanza e pazienza muoversi passo dopo passo, senza voler risolvere il tutto in un baleno. Ma modificando in modo graduale il modo di approcciarsi al problema in questione (e di conseguenza ai problemi e ostacoli in generale).

Avere chiaro l’obiettivo, ma focalizzarsi sul presente, essendo flessibili sul percorso e facendo leva sulle proprie forze per uscire dal problema.
E non solo.

Capire come uscire al meglio.

Anzi, migliore di prima.

E tu?

Quali sono gli ostacoli che devi superare?

Come puoi influenzarne il risultato a tuo vantaggio?

Commenta qui sotto, se ti va. I tuoi commenti arricchiranno l’approfondimento.

Come coach aiuto i miei coachees ad affrontare gli ostacoli della vita e viverli come trampolini per un miglioramento.

Se anche tu vuoi passare ad un livello più alto di approfondimento e incominciare un percorso di coaching con me, richiedi la sessione gratuita: in questo modo capirai se vuoi veramente il cambiamento e miglioramento e se il coaching – e il coaching con me – risponde a questi tuoi bisogni.  Contattami, ti aspetto!

 

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Gioire delle avversità (senza essere masochisti) ep. 2: gli ostacoli