La vita è come una partita a carte: strategia, bravura e un “pizzico” di fortuna. Sta a noi giocare bene le nostre carte, passare la mano o perdere rovinosamente.
In questo articolo:
Il Machiavelli
Ogni tanto mi diletto con i miei genitori a giocare a carte e uno dei giochi che maggiormente preferisco è il Machiavelli, gioco più di società che di azzardo vero e proprio (infatti vorrei precisare che cosa eventualmente vinco è solo la soddisfazione di stracciare degli agguerritissimi rivali e soprattutto dei momenti allegri e leggeri da passare con loro).
A parte questa mera soddisfazione, riesco a tirare fuori la parte più competitiva di me (aiuto!) quando gioco al Machiavelli e al buon vecchio Risiko (magari su questo scriverò un altro articolo). A pensarci bene …. entrambi – vuoi per il nome o per l’approccio- non sono giochi da crocerossina… magari la crocerossina ci vuole dopo il mio passaggio…per gli altri!
Vabbè, a parte queste riflessioni dell’ultimo momento sul mio “attaccar briga” (che poi non è vero, ovvio) questo gioco mi rilassa in modo strepitoso. Il pensare di poter sconvolgere le carte in tavola mi dà una grinta, una impagabile sensazione di avere in mano il mio destino. In sintesi, che dipende da come io gioco quelle carte che mi sono state date.
“Il destino mescola le carte e noi giochiamo.”
Arthur Schophenauer
Il gioco
Ora, devo dire che al Machiavelli sono decisamente brava e difficilmente perdo. Sarà la gelosia, ma mi viene fatto sempre notare che chi è fortunato al gioco non lo è in altro… (vabbè…manco lo vedessi da me!). Ma è proprio questo che mi piace del Machiavelli, la fortuna conta poco (almeno posso sempre, instancabilmente, sperare di averla nell’altro settore)!
Per chi non lo conoscesse, al Machiavelli si utilizzano due mazzi di carte Francesi da 52 con 4 jolly. Vengono distribuite 13 carte per giocatore (o 8 se i giocatori sono oltre 5) e il resto viene messo al centro del tavolo
(ovviamente capovolto, non si può sapere mai cosa ci riserva il destino!!), senza alzare/scartare nessuna carta (il buttare via qui non è contemplato, si ricicla tutto).
I giocatori pescano a turno una carta e quando si hanno delle combinazioni valide in mano si posano scoperte sul tavolo. Non c’è un punteggio minimo come al ramino, ma basta avere una combinazione per poterla mettere sul tavolo (nessun test d’ingresso universitario o nessuna garanzia aggiuntiva sul conto, per intenderci, è un po’ simile alle start up da 1€, se vogliamo). Anche le carte non hanno una gerarchia, valgono solo in base alle combinazioni (anche qui, molto machiavelliano direi).
Una volta messa giù la prima combinazione…inizia il bello!!!
La strategia
L’obiettivo è, ovviamente, terminare le carte che si hanno in mano. Ma per fare questo, si possono modificare le combinazioni giù sul tavolo, anche quelle messe dagli altri giocatori. La difficoltà è che devono ovviamente rimanere tutte valide (il destino si può modificare, ma senza bluffare). E il bello è che magari ti prepari mentalmente varie mosse, ma il giocatore prima del tuo turno scombussola tutto mandando a monte la tua strategia. Questa è la vita, d’altronde: non sappiamo mai cosa ci aspetta e c’è sempre qualcuno pronto a mandare all’aria i nostri piani.
Comunque non dobbiamo dimenticarci che abbiamo in mano le nostre carte e che possiamo scombinare NOI i piani del destino, e del tavolo da gioco, fino alla fine. Dipende dalle nostre abilità, memoria e senso strategico. Anche, ovvio, dalle carte che peschiamo ma fino ad un certo punto: possiamo avere le carte migliori e giocarcele male, se non malissimo andando ad agevolare l’avversario, o carte così così e chiudere la partita quando gli altri hanno ancora tutte le carte in mano. E che soddisfazione!!!!
“La vita non è una questione di avere delle buone carte, ma di giocare bene una mano scarsa.”
Robert Louis Stevenson
La partita della vita
In ogni partita della vita partiamo con un mazzo di carte a nostra disposizione. Già possiamo intravedere le nostre mosse, la nostra strategia. Quando le carte sono troppo semplici (in pratica possiamo chiudere quasi all’inizio) vuol dire che le carte o non sono state mescolate bene (quindi bariamo volenti o no) o la partita è scontata e non dà nessuna soddisfazione.
Siamo stati fortunati, o abbiamo barato, godiamoci la vittoria ma sicuramente non ce la scriveremo negli annali, non la porteremo come esempio della nostra maestria, non ne andremo fieri.
Sarà per come sono fatta io che alle regole imposte o a quello che mi arriva (le carte come gli eventi o le persone nella vita) difficilmente mi piego se non riesco a metterci del mio, a modificare secondo la mia visione, seguendo la mia mission.
Devo giocare di strategia, rischiare, magari perdo una mano ma non demordo. Sono pronta a giocare di nuovo con nuove carte.
Questa strategia sarà messa a dura prova dalle carte che pelerò, dalle mosse degli avversari (destino, persone che incontro…). Mi chiederò perché abbia accettato, o addirittura proposto, di iniziare una nuova partita. Ma sono fatta così. Non mi posso fermare sugli allori di una vittoria. Devo mettermi di nuovo alla prova e allora avanti con la prossima partita, sperando sia entusiasmante e, ovviamente, di essere vincente!
“Perché il banco vince sempre… Se giochi a lungo e non cambi mai la posta il banco ti frega a meno che, quando si presenta la mano giusta, non scommetti il massimo e te lo porti via tu il banco!”
Danny Ocean (alias George Clooney in Ocean’s Eleven)
Quanto sei pronto/a a rischiare, a stravolgere le carte a disposizione per poter creare una vita secondo i tuoi piani?
Oppure ti adagi sulle carte che hai a disposizione (le tue risorse, la tua routine) e segui passivamente la “partita” della tua vita?
Come coach aiuto i miei coachees a giocare la partita della vita che desiderano.
Se anche tu vuoi intraprendere un percorso strutturato per arrivare a quel successo, “cambiare le carte in tavola” della tua vita, con il mio aiuto, Contattami per la sessione gratuita: capirai se il coaching è quello di cui hai bisogno, e vuoi.