La mission personale vista come la guida sportiva sui tornanti di montagna (con auto sportiva, ovviamente!).
In questo articolo:
Cosa è la mission personale?
Che cosa è la mission? Perché usare il temine inglese e non il corrispettivo italiano? Intanto dovremmo capire quale è il corrispettivo giusto per non scivolare nel troppo facile “missione”, che in parte può tradurre il concetto inglese ma può al contempo portare a fraintendimenti che è meglio evitare. La mission è lo scopo, sì la nostra missione nella vita. È spesso associata al concetto della vision, cioè della visione futura che abbiamo della nostra vita, della realtà e del mondo che prospettiamo. È quel filo sottile, spesso invisibile ai nostri occhi che ci guida nel percorso. Anche se non ne siamo consapevoli la mission, guardando a ritroso, la troviamo come elemento guida di tutti i nostri passi, sbagliati o giusti, che abbiamo fatto, come una bussola.
“Solo i demoni percorrono strade diritte.”
Antoni Gaudi
La strada della vita e la mission personale
Se visualizziamo la nostra vita come una strada di montagna -dove amo guidare la mia auto sportiva (rossa come quella della foto ma con una cilindrata, ahimè, inferiore), il nostro percorso di vita non è lineare.
Ogni volta ci troviamo di fronte ad un tornante e dobbiamo scalare la marcia, frenare stare attenti alla tenuta delle ruote sull’asfalto, soprattutto in caso di situazioni avverse, come pioggia, neve o il temuto gelo che ci fanno perdere il controllo della nostra auto come gli imprevisti, delusioni o fallimenti ci fanno dimenticare la giusta direzione nella vita.
Slittiamo, sbandiamo e in alcuni casi usciamo di strada. Per far sì che questo non avvenga, dobbiamo essere pronti ad adattarci alla nuova situazione, essere vigili del cambiamento e pronti a farlo nostro, ad averlo sotto controllo, dominarlo e non subirlo. A volte dobbiamo stravolgere i nostri obiettivi a breve termine in base al nuovo scenario che ci si presenta di fronte, a quanto ci appare di fronte dopo il tornante.
Per poter affrontare bene la strada abbiamo bisogno di avere l’auto efficiente e sotto controllo prima di partire…dobbiamo controllare il motore, la parte essenziale, ma anche tutto quello che serve per farci stare comodi e guidare con meno fatica (il sedile, il volante…magari anche accendere la radio sulla nostra stazione preferita per farci compagnia, rilassarci o darci la giusta grinta per affrontare un lungo viaggio).
I vari tornanti possono essere interpretati come delle perdite di tempo nella vita, delle strade intraprese che non ci hanno portato a nuove frontiere, ma ci hanno obbligato a rivedere i nostri piani, a volte a tronare indietro se la strada si rivelava senza uscita o con difficoltà talmente elevate da non essere più percorribile, o almeno non in quel momento.
Il percorso
Se però guardiamo indietro nel percorso, vediamo come proprio quelle curve pericolose che, per una sbagliata percezione del pericolo, ci hanno portato, è vero, fuori strada ma hanno aggiunto una nuova consapevolezza nella nostra guida, nel nostro modo di affrontare il percorso.
Ripensiamo a cosa abbiamo imparato ad ogni tornante, come sterzare, come affrontare le curve cieche, dove tutto era un’incognita, sia il percorso che eventuali ostacoli presenti (auto in senso opposto al nostro, ostacoli a terra, un animale che ci taglia la strada, un’angolazione della curva inaspettata…). Abbiamo imparato a rallentare in anticipo e poi accelerare per mantenere la velocità nel moto della forza centrifuga, l’inclinazione dell’auto rispetto alla traiettoria della curva, siamo diventati maestri nel sapiente gioco del piede fra freno e acceleratore.
Abbiamo imparato che se non siamo completamente concentrati sulla guida e sulla strada, non riusciamo a mantenere l’aderenza all’asfalto. Ogni manovra, accelerare, frenare, sterzare, risulta confusa e senza un senso. L’auto non è più sotto il nostro controllo e è spinta dall’inerzia in avanti, a diritto, quando la linea retta è l’unica strada che non dobbiamo prendere. E ne siamo consapevoli. Ma rimaniamo inerti.
Le soste
A volte sui tornanti di montagna è bene fare delle soste. Innanzi tutto per poter ammirare il paesaggio, per riempirci gli occhi e lo spirito della bellezza che ci circonda senza darla per scontata. Spesso, quando siamo alla guida, ci dimentichiamo di guardarci intorno (è bene avere sempre con gli occhi sulla strada, però!!). Siamo troppo immersi nella guida per dimenticarci di chi ci siede magari accanto, e di quanto troviamo nel nostro percorso: paesaggi, situazioni, volti.
È bene fare delle soste anche per poter guardare la strada che abbiamo attraversato e pianificare il nostro futuro cammino. Guardiamo quella strada bella ma tortuosa. L’abbiamo percorsa non senza difficoltà, ma anche con grande divertimento e soddisfazione. Queste soste sono necessarie per fare un controllo della situazione dell’auto e nostra. Ci servono per riconnetterci alla nostra mission, se l’abbiamo un po’ persa, o per renderla ancora più forte.
A volte non è chiara oppure non l’accettiamo, ma poi ci rendiamo conto che tutto segue un percorso e quel percorso ha senso se segue la nostra mission personale.
Ripartire nella direzione della mission personale.
Risaliamo in auto, accendiamo il motore, lo ascoltiamo in tutto il rombo della sua potenza, rombo che indica il desiderio e la forza di ripartire, e ci rimettiamo in moto verso altri tornanti, curve pericolose ma con la certezza di poter attraversare luoghi meravigliosi e spingerci sempre avanti.
Verso la nostra mission.
Nel prossimo articolo vedremo come la mission personale sia la bussola che indica la rotta, soprattutto nei momenti bui di tempesta e i passi per definirla.
“Ho cercato di non barcollare; ho fatto passi falsi lungo il cammino. Ma ho imparato che solo dopo aver scalato una grande collina, uno scopre che ci sono molte altre colline da scalare. Mi sono preso un momento per ammirare il panorama glorioso che mi circondava, per dare un’occhiata da dove ero venuto. Ma posso riposarmi solo un momento, perché con la libertà arrivano le responsabilità e non voglio indugiare, il mio lungo cammino non è finito.”
Nelson Mandela
Come affronti i “tornanti” della vita?
Cosa ti spinge a ripartire sempre, nonostante la strada impervia?
Come coach aiuto i miei coachees a capire e seguire la propria mission, sui tornanti della vita.
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