Il peso della stanchezza: come affrontare stress e ansia per ritrovare la motivazione

stanchezza

La stanchezza dovuta ai troppi impegni e/o a pensieri martellanti è come un peso al piede che causa un’enorme fatica nell’andare avanti e nel destreggiarsi fra i miliardi di cose da fare. Ecco che anche la crescita personale e professionale può trovarsi ad uno stallo. Oppure, ancor peggio, “retrocedere”. Come è possibile riaccendere quella scintilla e tornare in carreggiata? Ecco qualche “mossa” efficace da mettere subito in pratica. 

Un miliardo di impegni, di pensieri, preoccupazioni e responsabilità. La nostra vita molto spesso assomiglia sempre di più ad un cubo di Rubik: inizialmente essere impegnati oltremisura può essere sfidante, se non piacevole (per alcuni), ma quando i problemi e le difficoltà non trovano soluzioni, e neppure un’idea di soluzione, ecco che il “cubo” diventa ingestibile. E perde la sua attrattiva per diventare “semplicemente” un problema: tutti i pensieri e gli impegni vanno a formare un peso, che ci impedisce di proseguire in modo fluido, a volte ci blocca il passo definitivamente, altre ci fa addirittura retrocedere.

“Quando Dio creò l’uomo, era già stanco. Ciò spiega molto.”

Mark Twain

Gli effetti della stanchezza

Le ragioni dello stress possono essere varie: un evento traumatico, una perdita, una grande delusione, problemi economici o carichi di lavoro eccessivi (sia in termini di tempo che di responsabilità). Può manifestarsi a tutte le età, per ragioni diverse: ad esempio, con lo studio e l’approccio alla vita per i giovani, con il lavoro e le responsabilità familiari per gli adulti. Lo stress generato da fatti o situazioni esterne che si sentono totalmente fuori dal nostro controllo si unisce all’ansia, spesso irrazionale senza una precisa e reale “minaccia”. 

Ci si sente sopraffatti dal peso dei pensieri e responsabilità che generano una stanchezza fisica e mentale da cui è difficile risollevarsi.

Ma come capire quando questa stanchezza non è la semplice stanchezza “di routine” e diventa invece uno sfinimento, fisico o mentale, a cui è necessario, e urgente, porre rimedio?

La spossatezza nel lungo termine può manifestarsi attraverso vari sintomi (anche, ahimè, con alcuni in combo!). 

Vediamone alcuni. 

Rimuginare in modo eccessivo (con anche pensieri irrazionali)

La realtà ci appare distorta: i problemi accentuati (o si vedono addirittura problemi che non ci sono). 

Si entra in crisi con noi stessi e con le nostre capacità, fino a diventare i nostri più grandi sabotatori.

Ciò può portare ad abbandonare obiettivi e progetti (sia di carriera che di vita) o ad allontanarci da chi ci è vicino in quanto non ci si sente capiti (o all’altezza del rapporto).

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Reazioni eccessive (o al contrario paralisi totale)

Si possono avere reazioni sproporzionate agli eventi, come rabbia eccessiva, crisi di panico. Sbalzi continui di umore uniti anche a sintomi fisici (difficoltà di respirazione, emicranie…).

O, al contrario, ci possiamo sentire “congelati” e distanti dagli eventi esterni. Una mancanza di contatto con la realtà che può portare ad una procrastinazione cronica a tutti i livelli: la difficoltà di concentrazione che può sfociare in una incapacità di prendere anche le più semplici decisioni.

Eco che la perdita della motivazione nell’affrontare anche i più piccoli problemi e ostacoli diventa pressoché totale e paralizzante.

Come ritrovare l’equilibrio e la motivazione

Di fronte a ostacoli piccoli o grandi (la loro percezione è tutta personale e soggettiva), cercare un approccio costruttivo può sembrare come un palliativo per “sentire” meno un peso che in realtà rimane. E se, invece, con il nostro cambio di guardia cambiassimo veramente la realtà? In effetti è proprio così: gli ostacoli non svaniscono ovviamente come per magia, ma la loro percezione ci porta ad una consapevolezza più obiettiva, più focalizzata sulla soluzione rispetto al problema. 

Vediamo alcuni “semplici” (il che non vuol dire “facili”) esercizi da mettere in pratica con piccoli passi alla volta, fino a liberarci di quel peso e trasformare la palla al piede che ci tiene bloccati in uno “strobo” che ci illumina il cammino!

sfera cristalli
  1. Porsi aspettative e obiettivi raggiungibili

Questo è il primo passo, basilare, di concretezza. Il che non vuol dire non essere visionari. Ma esserlo con quel pragmatismo necessario che ci può portare veramente al successo. E non a delusioni annunciate.

  1. Dividere i grandi obiettivi in piccoli passi intermedi

Partendo da obiettivi raggiungibili anche il porsi obiettivi troppo grandi può essere sfidante ma può anche trasformarsi in un boomerang, proprio perché troppo grande (e quindi difficilmente raggiungibile, almeno nel breve periodo). Spezzettare l’obiettivo finale in stadi intermedi più piccoli non solo rende più fattibile il loro raggiungimento, ma diventa una vera e proprio piano di percorso da seguire, a passi piccoli ma ponderati e soprattutto continui senza blocchi e interruzioni (o dietrofront).

“Stanco, stanco di niente, stanco di tutto, stanco del peso del mondo che non aveva scelto di sopportare.”

F. Scott Fitzgerald

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dire no

 3. Imparare a dire “no”

Al prendersi cura di sé è strettamente collegato anche l’imparare a dire di no. No a richieste continue ed eccessive (sia sul lavoro che nella vita privata), magari richieste a cui abbiamo sempre detto di sì abituando in tal modo gli interlocutori a continuare a chiedere, probabilmente anche alzando sempre la posta e il carico di impegno e responsabilità.

C’è sempre un primo momento in cui poter cambiare i paradigmi di un rapporto, mettere quei paletti necessari per salvaguardare il proprio benessere e la natura del rapporto stesso. 

Quel primo momento può essere…adesso?

4. Chiedere aiuto

Che sia ad amici, familiari o un aiuto strutturato di un professionista. Togliamoci dall’idea di poterne uscire da soli. Questa pressione aumenta in realtà il peso della responsabilità che siamo noi stessi a metterci sulle nostre spalle. Imparare a capire ed ammettere di non potercela fare da soli è segno di coraggio e consapevolezza. 

5. Fare una pausa

In questi casi mollare un pò non è segno di vigliaccheria. E’ un passo necessario per avere un’idea più chiara e obiettiva della situazione, evitando di reagire di impulso o perché sopraffatti dagli eventi e, appunto, dalla stanchezza. È un po’ come il pittore che si allontana dal quadro per avere una visione di insieme più nitida, staccando l’occhio dal dettaglio per vedere il dipinto nel suo insieme.

 

Conclusione

Per affrontare la stanchezza dovuta da stress e ansia dobbiamo soprattutto ritrovare un equilibrio in noi stessi, capire quali sono veramente le priorità che vogliamo porre come basi nella nostra vita, riconnetterci con i valori che ci guidano.

Per questo è importante ridefinire in tal modo il concetto di successo (in ogni campo della vita) e capire quali sono i passi per raggiungerlo.

E soprattutto lasciare da una parte la ricerca spasmodica della perfezione, in noi stessi e negli altri: solo così possiamo combattere e evitare quella stanchezza che porta alla distruzione di progetti e di rapporti, come riassume magistralmente Anaïs Nin, in questa frase:

“L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.”

Anaïs Nin

E tu?

Come affronti la stanchezza da stress?

Riesci a ritrovare l’equilibrio per riaccendere la motivazione?

Commenta qui sotto, se ti va, sarà interessante avere diverse opinioni.

Come coach ti aiuto ad affrontare momenti di stanchezza e ritrovare la motivazione per ripartire. Alla grande.

Contattami per la sessione gratuita: capirai se il coaching è quello di cui hai bisogno, e vuoi.

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